Il rischio del cosiddetto “nuovo populismo sanitario”
L’articolo di Enrico Bucci sul Foglio del 25/8/2025 analizza il rischio del cosiddetto “nuovo populismo sanitario”, cioè l’uso distorto di concetti come libertà e pluralismo per legittimare la presenza di voci prive di basi scientifiche nei tavoli tecnici che guidano le decisioni di salute pubblica. Secondo l’autore, confondere il diritto di esprimere opinioni con il diritto di influenzare raccomandazioni scientifiche porta a trattare come equivalenti ipotesi fondate e tesi già smentite. Ne derivano false simmetrie, richieste infinite di ulteriori approfondimenti e spostamento del dibattito dai luoghi della verifica scientifica ai talkshow o ai social, con conseguente indebolimento delle decisioni.
Bucci cita esempi dagli Stati Uniti, dove l’amministrazione ha rimosso organi tecnici e introdotto la “gold standard science” sotto controllo politico, e dall’Italia, con la vicenda del Nitag, sciolto dopo polemiche su nomine contestate. In entrambi i casi il richiamo al pluralismo serve a sostituire il metro della verificabilità con la par condicio delle opinioni, aprendo spazio a “fatti alternativi” e al potere discrezionale della politica.
L’autore conclude che la democrazia non può rinunciare alla bussola della scienza: il pluralismo vale nella rappresentanza politica, ma quando si tratta di accertare fatti naturali contano solo prove verificabili, metodi trasparenti e risultati replicabili. Chiedere posti ai tavoli tecnici per posizioni già smentite o non testabili non difende la libertà, ma mina le basi stesse delle decisioni razionali in materia di salute e sicurezza pubblica.